Educazione Siberiana - Nicolai Lilin
.: Informazioni Tecniche :.
Autore: Nicolai Lilin
Titolo: Educazione Siberiana
Anno: 2009
Genere: romanzo
Pagine: 343
Formato: Pdf
Dimensioni: 15 Mb.
.: Trama :.
Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo? Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell'ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra. Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli "sbirri" o i minorenni delle altre bande. Lanciando molotov contro il distretto di polizia, magari: "Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice". La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola. "Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi". Ma l'apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso, perché si tratta d'imparare a essere un ossimoro, cioè un "criminale onesto". Con uno stile intenso ed espressivo, anche in virtù di una buona ma non perfetta padronanza dell'italiano, a tratti spiazzante, con una sua dimensione etica, oppure decisamente comico, Nicolai Lilin racconta un mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l'altruismo convivono con naturalezza.
Fin dai tempi degli Zar, gli Urca, una popolazione di briganti delle foreste siberiane, organizzano la propria società in maniera indipendente ed autonoma. Cristiani ortodossi, profondamente legati alle tradizioni della Chiesa ma contrari a ogni autorità civile e religiosa, i siberiani basano la propria economia sul saccheggio dei convogli imperiali che percorrono la loro vasta regione. Si tratta di una comunità criminale con un codice etico e delle tradizioni profondamente radicate, una società chiusa, in cui il denaro e i mezzi materiali non hanno nessuna importanza per il singolo individuo, ma vengono utilizzati per il sostentamento di tutta la comunità. Un microcosmo in cui gli unici oggetti degni di rispetto sono le armi e le icone dei santi; in cui i disabili, i malati di mente, perfino i miopi, vengono chiamati "Voluti da Dio", e vengono protetti anche a costo della vita.
Con l'avvento del regime comunista gli Urca vengono deportati, insieme agli altri criminali, in una delle regioni più povere del sud della Russia, la Transnistria, un lembo di terra schiacciato tra la Moldavia e l'Ucraina. È così che a Bender si ritrovano a convivere le bande criminali più pericolose della nazione. Armeni, ucraini, georgiani, caucasici, cosacchi, si spartiscono i quartieri della città. I siberiani si stabiliscono ai margini della foresta, a Fiume Basso, e da lì, così come avevano fatto in passato contro gli Zar, proseguono nella loro strenua resistenza al governo centrale di Mosca.
Attraverso lo sguardo del giovane Nicolai "Kolima", figlio e nipote di «criminali onesti», entriamo in contatto con un mondo parallelo e sconosciuto, basato su regole e gerarchie nuove e sovversive rispetto a quelle tipiche della società civile. Una controcultura nettamente separata dalla società che la accoglie e che, esattamente come la mafia italiana, segue delle regole proprie tramandate attraverso le generazioni. Kolima è solo un bambino, che impara le regole della sua comunità osservando i grandi, ascoltando le storie che vengono raccontate dagli adulti di ritorno dal carcere.
Ogni frase pronunciata, ogni gesto, ogni tratto dei disegni che i siberiani portano tatuati sul corpo, ha un significato preciso nella simbologia criminale. Segni che solo chi appartiene alla famiglia sa interpretare, regole sacre che vengono infrante solo a costo della vita. Ed è proprio la vita di una manciata di ragazzini ad essere in gioco ad ogni capoverso di questo appassionante romanzo. Si può perdere per poco: per aver rivolto la parola a un poliziotto, per aver preso i soldi da un membro del governo, per aver impugnato un'arma in casa o per non aver rispettato i Santi. In Transnistria, nelle carceri e negli istituti minorili dove la famiglia siberiana estende la propria autorità, se si sbagliano i modi e i tempi di una risposta, si paga con il sangue e con l'umiliazione. In questi posti la giustizia non è quella applicata nei tribunali, anzi, i criminali onesti temono di venire contaminati dalle istituzioni corrotte e prive di etica; in questi posti la giustizia si formalizza nei riti quotidiani, nei racconti, nei simboli.
Un libro che raccoglie le tradizioni, la cultura, il folklore di un popolo criminale ma dignitoso. Una scrittura semplice, chiara, eppure prorompente, capace di sovvertire le regole elementari del senso comune, capace di far riflettere sulla caducità delle strutture sociali, sulla molteplicità delle gerarchie, sul totale relativismo del concetto di giustizia sociale. Un termine mai pronunciato, ma che percorre ogni pagina di questo romanzo, confondendosi, alternandosi con l'ingiustizia somma, la summa iniuria che spesso si cela dietro ogni forma di estremismo.
.: Autore :.
Nicolai Lilin (Bender, 12 febbraio 1980) è uno scrittore russo naturalizzato italiano.
Nicolai Lilin ha origini siberiane ed ha vissuto in Transnistria fino all'età di 18 anni. Dal 2003 si è trasferito in Italia. Dal 2010 vive e lavora a Milano e scrive in lingua italiana. È stato sposato con una donna italiana ed ha una figlia.
Oltre all'attività principale di scrittore gestisce anche un laboratorio di disegno e tatuaggio tradizionale siberiano a Milano.
In seguito al successo del suo primo libro dichiara di aver ricevuto numerose minacce di morte da appartenenti all'estrema sinistra e fondamentalisti islamici in seguito alle quali gli viene assegnata una scorta che però lui rifiuta.
Oltre a dedicarsi alla scrittura di romanzi, Nicolai Lilin scrive per L'Espresso e per altre testate, si occupa di eventi culturali per lo spazio espositivo da lui stesso fondato Kolima Contemporary Culture a Milano, che a marzo 2011 ha esposto i suoi disegni ispirati alla tradizione del tatuaggio siberiano, che a tutt'oggi pratica.
Nel suo romanzo d'esordio, Educazione siberiana (aprile 2009), racconta la sua crescita e formazione all'interno di una comunità criminale di origine siberiana (Urka Siberiani) stanziata in Transnistria, regione dell'ex Repubblica socialista sovietica moldava (oggi Moldavia) autoproclamatasi indipendente nel 1990, ma non riconosciuta da nessuno Stato. Il libro è stato pubblicato in 14 lingue, è distribuito in 20 Paesi nel mondo ed ha avuto una trasposizione cinematografica con la regia di Gabriele Salvatores.
Il secondo romanzo, Caduta libera (aprile 2010), racconta invece la storia personale dell'autore durante la sua esperienza di guerra in Cecenia, cui ha partecipato per adempiere al servizio di leva obbligatorio. Il libro è stato romanzato non nei fatti, ma nella scelta dei nomi e nello stravolgimento cronologico, per non permettere al lettore di risalire a fatti concreti, a causa dei delicati argomenti trattati nel libro. Caduta libera si aggiudica il Premio Minerva per la “Letteratura di impegno Civile” e il premio La Magna Capitana di Foggia.
Nel 2011 pubblica il suo terzo romanzo Il respiro del buio, nel quale continua a raccontare la propria storia di vita vissuta, descrivendo le sue difficoltà di reinserimento nella società una volta tornato dalla guerra in Cecenia. Nel 2012 pubblica il suo quarto romanzo, Storie sulla pelle, dedicato alla pratica del tatuaggio e all'etica dei "criminali onesti" siberiani in Transnistria.